Ci sono tanti tipi di viaggio, quelli che ti portano al gioco, all'esperienza che sedimenta conoscenza di vita e quelli che portano a fine percorso.
Pensare al treno come ad uno strumento di morte è doloroso.
Il viaggio in treno: ricordo di bambini festanti e felici che attendono di salire per andare al mare. È giugno, periodo di "colonie estive", un mese di spensieratezza e allegria, sabbia, giochi, amici.
Un treno carico di dolci promesse.
Al fischio del capostazione i genitori attendono con trepidazione un cenno da parte dei figli dietro al finestrino; piccole mani si agitano in segno di saluto, faccette sorridenti già proiettate al gioco del giorno dopo ed alla novità.
Qualcuno versa una lacrima di qua e di la dal vetro; il distacco, anche quando non doloroso, può essere foriero di emozioni. Una prova di distacchi futuri quando i bambini ormai adulti voleranno nel mondo con le proprie ali ed i padri e le madri nel lasciarli andare, resteranno il porto sicuro dove approdare senza paura per tutte le necessità.
Il treno si muove lentamente, pian piano aquista velocità e il paesaggio corre; alberi, case, stazioni e poi si costeggia il mare. Una calma ed immensa distesa di acqua, le cabine bianche e blu e qualche ombrellone colorato già aperto.
Negli occhi dei piccoli viaggiatori lo stupore per una esperienza vissuta per la prima volta, quel luccichio di verde e di azzurro quasi immobile eppure vivo si nutre di piccole onde che cancellano tutte le orme.
Chissà se qualcuno dei passeggeri del treno di Pioltello avrà avuto l’esperienza di un viaggio felice.
Certo è diverso, quando il treno dei pendolari si muove, stipato di un'umanità ancora assonnata che viaggia verso il pane, verso una giornata faticosa di lavoro o di studio che inizia con molti minuti di viaggio, tutti insieme, una moltitudine di storie anonime che magari si parlano senza avere altro legame che la destinazione, ognuno nella sua solitudine.
"Buongiorno" "Buongiorno" qualche sbadiglio, il telefonino in mano, l'isolamento delle cuffie con un po' di musica, seduti con gli occhi socchiusi per un supplemento di sonno o in piedi ammassati, vicini da sentire ed essere un'unica mescolanza di odori; assenza di spazio personale, vitale, necessario ad un viaggio tranquillo.
Ad un tratto, come in altre tristi occasioni, è come se la sorte avesse perso una partita a dadi con la fortuna: qualcosa non funziona, d'improvviso la frenata, i piloni divelti, ognuno cade sull'altro, la paura e l'impotenza che fanno percepire un tempo breve come dilatato da sembrare infinito.
Il treno "svia" una parola fredda come la morte in agguato. Ed ora oltre al cordoglio per le vittime, le solite chiacchiere, i perché e i percome di qualcosa che si poteva e doveva evitare.
Un'Italia che appare incapace di imparare dai propri errori.