Strumenti di lavoro

Manicomio era scritto per fuori

Turno di notte.
Passato il momento frenetico cena e bagno, a letto!
Si abbassano le luci e velocemente in perfetta sincronia si aprono le sdraie, si aggiustano cuscini e coperte.
La posizione è strategica: l'angolo tra i lunghi corridoi di uno dei reparti di internamento femminile, dove si affacciano sia le porte delle stanze della solitudine, rigorosamente chiuse a chiave, sia quelle delle camerate delle pazienti "meno pericolose".
«Dai, dai, sdraiati e dormi che non succede nulla» 
Forse il mio silenzio è stato scambiato per paura? Che altro può succedere!
Sento lo stomaco dilatato dalla disperazione, non paura, ma inadeguatezza, estraneità e consapevolezza che non so e non posso modificare nulla.
Sento i respiri regolari e comprendo che solo io sono sveglia; la mia sdraia è l'ultima della quattro, il mio corpo non si rilassa, la mia mente cerca un appiglio vuol trovare un senso. 
Chiudo gli occhi per concentrarmi e nel buio che mi sono creata, sento accanto a me un respiro diverso, una presenza non minacciosa e apro pian piano gli occhi. Accanto alla mia sdraia, c'è una donna nuda appoggiata al muro, enorme, si dondola sulle gambe e quasi mi sfiora. Non so come si chiama, mi sovrasta. 
La guardo, mi guarda, siamo in contatto: forse lei sa che per me è la prima notte di tirocinio e vuole mettermi alla prova.
«Dormi?»
«No»
«Hai paura?»
«Devo?»
Forse abbiamo parlato troppo forte, la sdraia vicino alla mia si anima.
«Che c'è, che fai qui? Vai a letto, e tu non darle briga se no non si dorme e fra un po' è ora di alzarsi»
Io non conosco la routine, metodi e persone, sto facendo un percorso formativo, un tirocinio. 
Cerco di comprendere come si manifesta la follia e come si spezza il sottile filo che la separa dalla normalità. 
E' difficile capire perché alcune malate dormono in piccole camere chiuse a chiave, perché di giorno persone che dormono vengono svegliate per somministrare loro farmaci per farle dormire, perché al mattino, nude e in fila vengono lavate con il budello dell'acqua per fare prima! Ma prima di che? 
Stando qui, mi rendo conto che è un dentro/fuori che sta nella testa di di ognuno e penso che alcuni comportamenti inadeguati, altro non sono che difese, distanze, azioni di sopravvivenza all'istituzione totale che contiene alla stessa maniera sani e malati; dove i sani marcano la distanza dai malati mediante comportamenti ripetitivi diversamente uguali a quelli dei malati.

Allora, mi viene in mente che accanto al cancello c'è una targa con la scritta Manicomio: forse fa riferimento sia al fuori che al dentro che il cancello divide.
Tra tutte è' stata l'esperienza più formativa che ho fatto: non avrò da fare altri turni di notte.

 

2018-01-03
Daniela

Salve, sono Daniela, una
ragazza del '53 con la mente
rivolta al presente.  
É tempo di seguire uno 
dei sogni che ho da sempre: 
scrivere.

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